Tecnici della prevenzione nelle ARPA
In questi ultimi anni abbiamo assistito, ed in maniera preoccupante sempre con maggiore frequenza, ad un’esposizione di vari soggetti, tra i quali l’associazione delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione ambientale, che a vario titolo con valenza interna e/o esterna ovvero verso istituzioni, politica e organi di comunicazione, hanno preso posizioni anche difformi agli impianti normativi; ad esempio: non riconoscere la qualifica di Ufficiali di Polizia Giudiziari a chi, come i Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro l’ha riconosciuta per decreto ministeriale anche per lo svolgimento delle indagini ambientali, salvo poi in parte ricredersi e prevedere tali assegnazioni, anche improprie, ad altre professioni; oppure promuovere/suggerire/favorire/ iniziative legislative tra le quali ad esempio il regolamento che disciplina le modalità di individuazione del personale incaricato degli interventi ispettivi nell’ambito delle funzioni di controllo svolte dall’SNPA, non prevedendo in esso tra i soggetti incaricati la laurea in Tecniche della Prevenzione, ovvero del personale che in primo luogo ha le competenze professionali certificati dalla formazione universitaria per le attività di indagine, campionamento, contestazione, denuncia, in materia ambientale; senza trascurare la volontà di far escludere dall’obbligo di iscrizione all’albo i professionisti sanitari afferenti alle Agenzie andando a precludere a questi professionisti dai diritti ad essi riconosciuti e cosa ancora più grave dal controllo dello stato sulle Professioni stessi, sulle loro competenze, mantenimento della formazione, e dal rispetto degli standard per l’esercizio professionale. Sempre più spesso si sembra dimenticare che il ruolo dei determinanti del rischio ambientale non è fine a se stesso ma è strettamente legato a quello che è il riconosciuto principio costituzionale del diritto alla Salute del cittadino; lo scenario che siffatte azioni invece sembra si voglia delineare appare molto più mirato al mantenimento e perseguimento di un modello “aziendocentrico” che mira essenzialmente al controllo dei precessi di gestione e valutazione delle prestazioni erogate rispetto ad un modello che ponga le fondamenta e sviluppo per le proprie valutazioni sulle reciproche competenze professionali, anche, perché no, nello loro sviluppo dirigenziale, le quali in maniera multidisciplinare rappresentano il corretto e legittimo perseguimento delle attività istituzionali, anche nella conformità legale delle stesse.
Il centro dell’obiettivo non può essere l’organizzazione, o peggio ancora il riconoscimento dei ruoli che la rappresentano, ma deve essere rappresentato dall’insieme delle azioni ed attività da porre in essere, nel rispetto dell’insieme degli impianti normativi e delle specificità professionali, per il perseguimento dell’unico obiettivo che non può essere altro che la Salute del cittadino e quindi della Protezione Ambientale.
Leggi la lettera FNO TSRM e PSTRP, ONB e FNO CeF |
Leggi le osservazioni Cda nazionale TPALL al parere del Consiglio di Stato – Sezione consultiva per gli atti normativi – Adunanza del 6 ottobre 2020 |
Il Presidente Cda nazionale TPALL |
Maurizio Di Giusto |
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