
L’ennesima tragedia legata a un’allergia alimentare si è consumata a Roma, dove una studentessa americana di 21 anni ha perso la vita per uno shock anafilattico dopo aver consumato un panino. Un dramma che riapre, con forza e dolore, il dibattito sulla sicurezza alimentare e sull’importanza di prevenzione, formazione e controlli efficaci.
Secondo le prime ricostruzioni, la giovane – allergica a determinati alimenti – avrebbe mangiato un prodotto contenente tracce del principio allergenico. Le amiche presenti hanno tentato di soccorrerla, somministrandole un farmaco, ma purtroppo l’intervento si è rivelato inutile.
Dietro a questo tragico evento di una vita spezzata, si celano responsabilità diffuse. Il titolare dell’esercizio, a quanto pare, non era a conoscenza dell’allergia della ragazza. Complice la barriera linguistica, certo, ma anche, probabilmente, una sottovalutazione del rischio, una gestione superficiale delle informazioni sugli allergeni e una scarsa cultura della sicurezza alimentare.
Molti operatori del settore alimentare ancora oggi considerano l’autocontrollo un adempimento burocratico da sbrigare in fretta e con il minimo sforzo. I piani HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points), invece, sono strumenti fondamentali per garantire la sicurezza di ciò che si serve o si vende. Se non vengono rispettati con rigore, diventano carta straccia.
A peggiorare la situazione, un vero e proprio far west nel mondo della consulenza. Sempre più spesso, imprenditori si affidano a figure improvvisate o prive della necessaria competenza tecnico-scientifica, attratti magari da tariffe basse e soluzioni rapide. Ma la sicurezza alimentare non è il terreno per risparmi e scorciatoie.
Negli anni, anche per responsabilità di una certa narrazione televisiva, si è diffusa nell’opinione pubblica la convinzione che i controlli in materia di sicurezza alimentare siano affidati esclusivamente ai Carabinieri del NAS. Complici programmi televisivi che hanno spettacolarizzato le ispezioni, si è creata una percezione distorta del sistema di vigilanza.
In realtà, il presidio quotidiano e strutturato sul territorio è affidato ai Servizi di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione delle ASL, e in particolare ai Tecnici della prevenzione: professionisti che operano silenziosamente ma con competenza, garantendo sicurezza e legalità in migliaia di attività del settore alimentare.
A indagare sull’accaduto e riportare i fatti alla Magistratura saranno ora i Tecnici della prevenzione della ASL territorialmente competente. Queste figure, professionisti laureati, formati specificamente in ambito igienico-sanitario, ambientale e della sicurezza alimentare, rappresentano il cuore del sistema dei controlli ufficiali. Sono loro che, ogni giorno, in ogni Azienda Sanitaria d’Italia visitano cucine, ristoranti, panifici, luoghi di aggregazione, mense e supermercati per vigilare sul rispetto delle norme.
Il loro ruolo è tanto essenziale quanto sottovalutato. Eppure, sono loro che individuano le non conformità, prescrivono adeguamenti, impongono chiusure in caso di rischio grave. E sono sempre loro che, con competenza e senso di responsabilità, affiancano anche gli imprenditori onesti che vogliono lavorare nel rispetto delle regole.
Il caso di Roma non è isolato: episodi simili si sono verificati in passato in diverse regioni d’Italia. Incidenti che avrebbero potuto essere evitati se solo ci fosse stata maggiore consapevolezza, più formazione e più rispetto per le regole.
La sicurezza alimentare non è un lusso né un costo accessorio da tagliare: è una responsabilità concreta, quotidiana, nei confronti della collettività. Chi opera nella somministrazione di alimenti ha tra le mani qualcosa di estremamente delicato: la salute, e spesso anche la vita, delle persone.
Per questo motivo, chi affianca gli operatori del settore deve essere una figura altamente qualificata, competente, con una solida preparazione accademica e culturale. Non ci si può improvvisare in un ambito dove ogni leggerezza può trasformarsi in tragedia.
La prevenzione autentica parte da qui: dal rispetto delle regole, dalla conoscenza profonda della materia e da un’etica professionale rigorosa. Tutte qualità che trovano piena espressione nella figura del Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro, pilastro silenzioso ma fondamentale della sicurezza alimentare nel nostro Paese.
Per queste ragioni, come Commissione di albo nazionale dei Tecnici della prevenzione, riteniamo non più rinviabile l’adozione di misure normative che riconoscano in via esclusiva alla nostra professione la titolarità delle competenze in materia di sicurezza alimentare.
Lavoriamo ogni giorno sul campo, nei servizi delle ASL, a stretto contatto con imprese, lavoratori e cittadini, e conosciamo in profondità la complessità dei rischi e delle dinamiche operative. Non si tratta di una rivendicazione corporativa, ma di una necessità concreta: evitare che l’assenza di requisiti specifici e la presenza di operatori improvvisati continui a generare falle nel sistema.
Attribuire competenze esclusive ai Tecnici della prevenzione significa garantire un presidio tecnico-scientifico serio, stabile e qualificato, in grado di tutelare davvero la salute pubblica. È un atto di responsabilità istituzionale, a tutela della collettività e in memoria di chi, come la giovane studentessa americana, ha pagato con la vita il prezzo di un sistema ancora troppo vulnerabile.
Roma, 4 aprile 2025