Il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di disegno di legge recante “Introduzione del reato di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime”, proposto dai Ministeri della giustizia, dell’interno, per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Buoni propositi, buone intenzioni, che si aggiungono a quelli già esistenti, eppure la situazione non è confortante.
Abbiamo tutti e tutte il dovere di scongiurare il pericolo che si perda l’entusiasmo e la volontà di cambiare la cultura, affinché le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini. Per questa ragione è importante promuovere e sensibilizzare le comunità nei territori.
Un buon esempio è il contributo della collega Liana Pausa, Referente questioni di genere e medicina di genere dell’Ordine TSRM e PSTRP di Gorizia-Pordenone-Trieste-Udine.
C’è ancora tanto da fare, non perdiamo l’entusiasmo e la volontà!
Teresa Calandra e Giovanni De Biasi
Equità di genere: un impegno concreto!
In America, precisamente nell’incendio della fabbrica Triangle a Manhattan, il 25 marzo 1911, morirono 146 persone, 123 donne e 23 uomini, vittime arse vive, per la maggior parte giovani immigrate italiane ed ebree, anche se erroneamente si celebra l’evento dell’8 marzo 1908. Anche in questo caso, 129 operaie morirono arse vive in una fabbrica a New York.
Furono comunque tragedie che si consumarono sul luogo di lavoro e le vittime furono principalmente donne. Si iniziò a pensare ad una giornata per ricordare il diritto alla sicurezza sul lavoro e denunciare lo sfruttamento delle operaie nel 1908 in America grazie a Corinne Brown nel corso della conferenza del Partito socialista di Chicago.
Celebrata negli Stati Uniti dal 1909 e in alcuni Stati europei dal 1911. In Italia è celebrata dal 1922. Altre fonti parlano della prima manifestazione delle donne per chiedere la fine della guerra a San Pietroburgo l’8 marzo 1917. Questa giornata venne poi detta Giornata della donna operaia nel 1921. Comunque si ricordano le conquiste e le lotte per i diritti delle donne e per la loro emancipazione.
Il rapporto Inail su infortuni e malattie sul lavoro delle donne del 2025 parla di un lieve calo delle denunce di infortuni complessivi mentre sono aumentati del 5% quelli in itinere, le donne tra i 55 e i 59 anni sono le più colpite e sono aumentati del 5,3% gli infortuni femminili in aggressioni e violenze, il 44% riguarda professioniste sanitarie. Tra i 1.090 morti sul lavoro nel 2024 in Italia, 86 erano donne.
Si deve riflettere sul tema delle conquiste sociali, economiche e politiche, è necessario fare pedagogia capillare sull’uguaglianza di genere, contro le discriminazioni e la violenza fisica e verbale che permea il nostro mondo reale e virtuale.
Confrontarsi sui temi dei femminismi, perché sono tanti e diversi, è indispensabile.
Il femminismo è un movimento che rifiuta qualunque concetto di esclusione e di dominio.
L’essere donna è un’esperienza che si confronta quotidianamente con il costrutto sociale che la opprime perché difendere un’identità di genere è spesso essere marginalizzate e aggredite, soprattutto verbalmente.
Ampliare l’orizzonte politico è fondamentale per evitare di negare alcune esperienze delle donne e questa lotta non può più essere isolata o messa in discussione.
Le molte esperienze dell’essere donna si scontrano con un razzismo, un rifiuto della diversità, della disabilità, della sessualità, e di molti altri costrutti che incidono quotidianamente nella vita di tutte noi.
Non si può negare che esistono donne povere, nere, lesbiche, trans, disabili, migranti altrimenti non si farà alcun passo in avanti e non proteggeremo tutte le donne, tutte le esperienze delle donne.
Lo sfruttamento sessuale delle donne è un orrore che dovremmo combattere senza alcuna esitazione e assieme.
Il punto è che si deve adottare un linguaggio educato, accogliente e rispettoso. Che si abbandonino parole falsamente bonarie e comiche, che sembrano voler esprimere una sorta di pietà o commiserazione, per poi concludere con “Ma scherzavo, dai, sorridi qualche volta”. Le parole sono importanti e contribuiscono a creare pregiudizi, dannosi nella difficile costruzione di una società inclusiva.
Le esperienze delle donne non sono un blocco unico ma una pluralità che richiede voci e lessico ampi e gentili.
E soprattutto non possiamo più frammentarci, ma farci carico di ogni istanza contro irrilevanza, segregazione e superficialità. Le nostre esperienze sono ricche di significato, uniche ma accomunate da valori condivisi, ma tutte si lanciano verso principi di autonomia, lavoro, equa retribuzione, giusto riconoscimento di professionalità e saperi preziosi, chiedendo servizi efficienti, relazioni soddisfacenti e serenità, libertà di pensiero e di movimento.
Abbiamo leggi, propositi, buone intenzioni eppure siamo in alto mare.
L’Italia si ferma all’87° posto su 146 Paesi nell’ultimo Global gender gap report, sebbene nel rapporto ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) l’obiettivo 5 abbia registrato miglioramenti, ci sono ancora aspetti decisamente critici.
Recuperiamo la gentilezza e il rispetto che meritiamo e facciamo ancora da paladine del vivere coraggioso perché diventi diritto di tutte e tutti. Solo la sorellanza potrà salvarci.
Buona Giornata internazionale dei diritti delle donne, non una festa, ma una commemorazione, perché la memoria è indispensabile per rispettare tutte le esperienze personali e delle altre donne.
Roma, 8 marzo 2025