La ricorrenza della Giornata internazionale dei diritti delle donne ci porta, ancora una volta, a riflettere sull’ampiezza del divario di genere, che si manifesta in vari ambiti sociali, anche tra le nostre professioni si riscontrano diverse criticità.
Si conta che la presenza delle donne tra i professionisti sanitari iscritti agli Ordini TSRM e PSTRP si aggira intorno al 68% dei 170 mila; una forte componente femminile che in alcune professioni si impone notevolmente, superando la quota del 95% sul totale. Dall’analisi dei dati a disposizione della Federazione nazionale Ordini TSRM e PSTRP, le professioniste sanitarie che ricoprono ruoli apicali e di leadership sono circa il 30% del totale. Attualmente mancano ancora dei dati su come questi indicatori siano oggettivabili all’interno dei luoghi di lavoro, ma quanto finora riscontrato è in linea con le altre professioni sanitarie, le proporzioni e le percentuali sono simili a quanto abbiamo rilevato a livello nazionale e territoriale. Tale dato ci porta a considerare che il sistema salute rinuncia al valore e al talento di tante donne, e nei contesti decisionali e organizzativi si manifesta non solo come un’ingiustizia sociale e inadempimento normativo, ma anche come una mancata opportunità per tutti e tutte e che in alcuni contesti incide negativamente nello sviluppo economico delle organizzazioni.
In sanità sono molti i riscontri in controtendenza a una equità di genere e benessere lavorativo, tra questi si sottolinea la discrepanza retributiva tra generi, anche quando le donne arrivano a posizioni apicali all’interno degli enti per cui prestano la propria opera: i compensi per le donne sono inferiori ai colleghi uomini, arrivando a una differenza del 18% in meno. Naturalmente questo non è un problema solo del nostro Paese, infatti, anche se in modo diverso, si manifesta a livello mondiale.
La FNO TSRM e PSTRP, tenuto conto di tali problematiche, ha inteso attivarsi fin dall’insediamento di questo Comitato centrale creando una delega, al fine di indagare la nostra comunità di professionisti su: atteggiamenti, conoscenze e motivazione ai temi di sesso e genere e attuare azioni informative e/o formative.
In tale direzione è nato il progetto SeGeA, iniziato con la formazione intensiva dei referenti all’equità tra generi, una rete composta da 18 professionisti designati da ciascuna delle Commissioni di albo nazionali, oltre ai 61 designati dagli Ordini provinciali, coadiuvati da un team di esperti (Associazione di promozione sociale Engendering health). Il progetto SeGeA è proseguito con una indagine conoscitiva tramite la somministrazione di un questionario a tutti e tutte le iscritte, il cui scopo principale è stato quello di indagare i temi della gender equality, con l’intento di rilevare le diseguaglianze di genere all’interno dei contesti professionali in base a parametri obiettivi, percezione personale e consapevolezze. Grazie ai risultati emersi dal sondaggio il gruppo SeGeA ha avviato le prime azioni correttive, programmando dei moduli formativi rivolti agli iscritti agli Ordini. «Altri dati sono ancora in fase di elaborazione, ci aspettiamo che dalla loro analisi emergano spunti per costruire ulteriori azioni correttive», conclude De Biasi. Con il progetto SeGeA la nostra Federazione nazionale ha intrapreso un percorso che si prefigge di creare una community di professionisti gender sensitive.
“Cura il futuro, abbraccia la salute” è l’appello lanciato dai e dalle referenti all’equità tra generi della FNO TSRM e PSTRP, per la Giornata internazionale dedicata ai diritti delle donne. In particolare si intende richiamare l’attenzione sull’importanza della medicina di genere, fondamentale per l’appropriatezza delle cure, ovvero un approccio che tiene conto dei fattori biologici, sociali e culturali, differenti tra donne e uomini, nella diagnosi e nel trattamento delle malattie.