Roma, 22 luglio 2021 – La determinazione del fabbisogno di professionisti sanitari, ai sensi dell’art. 6-ter del Dlgs 502/1992, ha importanti risvolti sia sotto l’aspetto occupazionale che di sicurezza, efficacia e buon funzionamento del Servizio sanitario nazionale.
Per tali motivi, è da sempre obiettivo condiviso che la definizione razionale del numero di studenti iscrivibili ai corsi di laurea delle professioni sanitarie non possa prescindere da un’accurata analisi dei dati – supportata dall’utilizzo di idonei strumenti, come il modello previsionale condiviso con il Ministero della Salute, Regioni e Province autonome – e dalla sinergica collaborazione tra la scrivente Federazione nazionale e gli Ordini territoriali.
A tal proposito, dal 2018, con la istituzione degli albi delle professioni sanitarie precedentemente non ordinate prevista dalla legge 3/2018, la Federazione nazionale Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione ha fornito alle Istituzioni interessate, attraverso apposite indagini interne annualmente riproposte, alcuni dei dati necessari al corretto funzionamento del suddetto modello previsionale per le 19 professioni rappresentate: iscritti agli albi professionali e agli elenchi speciali a esaurimento, numero di professionisti attivi e stima percentuale dei professionisti attivabili.
In riferimento all’utilizzo, da noi condiviso, del modello previsionale ministeriale, auspichiamo per il futuro una maggiore concertazione territoriale, tra le Istituzioni interessate, nella definizione della domanda di professionisti e in particolare verso la variabile del modello “Domanda di professionisti ogni 100.000 abitanti”, al fine di superare le attuali disomogeneità di distribuzione di professionisti per Regione e Provincia autonoma e di garantire in modo efficiente ed efficace, su tutto il territorio nazionale, gli interventi e le prestazioni sanitarie tipiche ed esclusive delle professioni sanitarie istituite nel nostro Paese. La vicinanza, la domiciliarità, la territorialità, l’innovazione digitale e le specifiche competenze di ciascuna professione sanitaria sono alcuni dei principali temi che dovranno orientare ed ispirare i nostri decisori per gli investimenti futuri da operare nell’ambito sanitario nel medio-lungo periodo. Da tali investimenti dipenderà anche il valore della domanda di professionisti e delle risorse umane da formare per il nostro Paese.
Riteniamo, pertanto, che il confronto regionale e nazionale, l’univocità dei dati in possesso di ciascuno e l’utilizzo di una metodologia comune permetteranno ai tavoli tecnici di avere a disposizione una stima (quanto più) corretta del reale fabbisogno di professionisti sanitari.
In riferimento a quanto sopra descritto, l’iter di consultazioni tra Regioni/Province autonome, Ministero della Salute e Federazioni nazionali degli Ordini si conclude, di norma, entro il 30 aprile di ciascun anno, con l’accordo Stato-Regioni sulla “Determinazione del fabbisogno laureati magistrali a ciclo unico, dei laureati delle professioni sanitarie e dei laureati magistrali delle professioni sanitarie, a norma dell’art. 6 ter del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modifiche”.
In attesa della definizione, ormai prossima, del suddetto accordo, il Ministero dell’Università e della Ricerca, considerata la necessità di consentire l’adozione, da parte degli Atenei, dei bandi di concorso di ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie, in data 13 luglio u.s. ha pubblicato il Decreto Ministeriale n. 794 con la “Definizione provvisoria dei posti disponibili per le immatricolazioni ai corsi di laurea delle professioni sanitarie”.
Al fine di una corretta rappresentazione di quanto sta accadendo e limitare l’impatto negativo della dichiarazioni che, partendo da presupposti parziali o, addirittura, errati, giungono a conclusioni sbagliate, si ritiene utile precisare, come già ampiamente specificato all’interno del suddetto decreto, che l’attuale definizione provvisoria dei posti disponibili a livello nazionale per l’ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie corrisponde all’intera offerta formativa espressa da ogni Ateneo per l’a.a.2021/2022, secondo le proprie complessive risorse.
La pubblicazione definitiva dei posti disponibili, ai sensi della legge 264/99, sarà formulata “sulla base della valutazione dell’offerta potenziale del sistema universitario, tenendo anche conto del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo” espresso nel suddetto Accordo Stato-Regioni.
Pertanto, non appena il relativo accordo Stato-Regioni sul fabbisogno di professionalità verrà approvato, auspichiamo che la pubblicazione definitiva del decreto ministeriale con i posti disponibili per le immatricolazioni ai corsi di laurea delle professioni sanitarie preveda la giusta modulazione dell’attuale offerta formativa, al fine di garantire il necessario equilibrio tra domanda e offerta, rispondendo alle esigenze di risorse umane per il corretto funzionamento del Servizio sanitario nazionale.
In attesa dell’emanazione del suddetto DM, tuttavia, dobbiamo già segnalare una criticità costante legata all’impossibilità di soddisfare, a causa dell’attuale potenziale degli Atenei, le richieste di fabbisogno di professionisti per i seguenti profili professionali: Assistente sanitario, Educatore professionale, Podologo, Tecnico audiometrista, Tecnico audioprotesista e Terapista occupazionale.
A tal proposito, come già segnalato in passato, al fine di coniugare al meglio le attività previste dall’art. 6-ter del Dlgs 502/92 e la legge 264/99, si ritiene opportuno istituire, tra le Istituzioni interessate, un tavolo tecnico preventivo alla definizione del potenziale degli Atenei che tenga conto del reale fabbisogno di professionisti del Servizio sanitario nazionale.